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Dati SIRIE...

Jesse Marsh
Cosa vuol dire "complessità di interpretazione"?

"La banca dati on line S.I R.I E. (di seguito S, I.R.I.E.) e rivolta soprattutto agli operaton sanitan qualiflcali nel settore della epidemiologia e sanita pubblica in possesso dei requisi\i formatlvl e professionali sped/ici per la lettura e di interpretazione dei dali riportati, 
Data la complessita di interpretazione degli Indlcatori riportati non e consigliabile la consultazlone da pane di utenll non in possesso di tale specifici requisiti. i quali comunque potranno rivolgersi ai servizi di epidemiologia dei Dlpartimenti dl Prevenzione delle ASP di appartenenza (vedi tabella allegala) per la lettura ed I'interpretazione dei dati e per la valulazione di eventuali inlervenli."

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Re: Dati SIRIE...

Francesco Passantino

Ho lavorato per cinque anni all'Osservatorio Epidemiologico della Regione, anche noi abbiamo dovuto mettere clausole simili su alcune banche dati pubbliche che abbiamo sviluppato (atlante della "morte" e cose simili).

Le informazioni di questo tipo possono essere interpretate correttamente soltanto dagli addetti ai lavori. Valori strani o cluster geografici densi (ad esempio diffusione di particolari tipi di tumori, in zone notoriamente inquinate), che agli inesperti possono apparire allarmanti, in realtà hanno plausibili spiegazioni scientifiche oppure sono irrilevanti per la reale diffusione della singola patologia. Quindi si preferisce concedere queste informazioni a chi può leggerle correttamente, senza gettare nel panico la popolazione.

Il 02/lug/2015 10:47 PM, "Jesse Marsh" <[hidden email]> ha scritto:
Cosa vuol dire "complessità di interpretazione"?

"La banca dati on line S.I R.I E. (di seguito S, I.R.I.E.) e rivolta soprattutto agli operaton sanitan qualiflcali nel settore della epidemiologia e sanita pubblica in possesso dei requisi\i formatlvl e professionali sped/ici per la lettura e di interpretazione dei dali riportati, 
Data la complessita di interpretazione degli Indlcatori riportati non e consigliabile la consultazlone da pane di utenll non in possesso di tale specifici requisiti. i quali comunque potranno rivolgersi ai servizi di epidemiologia dei Dlpartimenti dl Prevenzione delle ASP di appartenenza (vedi tabella allegala) per la lettura ed I'interpretazione dei dati e per la valulazione di eventuali inlervenli."

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Re: Dati SIRIE...

Andrea Borruso
Administrator
Caro Francesco,

2015-07-02 22:54 GMT+02:00 Francesco Passantino [via OpenDataSicilia] <[hidden email]>:
Le informazioni di questo tipo possono essere interpretate correttamente soltanto dagli addetti ai lavori. Valori strani o cluster geografici densi (ad esempio diffusione di particolari tipi di tumori, in zone notoriamente inquinate), che agli inesperti possono apparire allarmanti, in realtà hanno plausibili spiegazioni scientifiche oppure sono irrilevanti per la reale diffusione della singola patologia. Quindi si preferisce concedere queste informazioni a chi può leggerle correttamente, senza gettare nel panico la popolazione.

il rischio di cui parli esiste, ma secondo me non deve essere ragione sufficiente per non pubblicare.
Perché anche un bilancio di un comune e le carte del rischio idrogeologico (solo per fare due esempi), se letti non correttamente possono generare risultati molto inattesi.

Notte


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Andrea Borruso
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"cercare e saper riconoscere chi e cosa,
 in mezzo all’inferno, non è inferno, 
e farlo durare, e dargli spazio"

Italo Calvino
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Re: Dati SIRIE...

Jesse Marsh
Qui secondo me si tocca la questione del governance collettivo degli Open Data. Volendo generalizzare, per un'amministrazione pubblica qualsiasi dato può essere interpretato in modo "non corretto". Trovandosi di fronte al "niente" ossia pubblicando i dati sull'internet e aspettando soltanto degli allarmisti che vengano a pubblicare questo o quello su facebook, possono effettivamente passare più tempo a correggere gli errori di interpretazione che a fare il proprio lavoro in santa pace (e ricordiamoci che l'obiettivo generale è una sorta di efficienza del sistema nel suo complesso). Se invece dall'altra parte c'è una comunità impegnata, in grado di socializzare un eventuale dibattito e riportarlo su binari di correttezza, non soltanto si possono sentire confortati ma soltanto così possono scoprire quanto possa essere arricchita la loro stessa comprensione dei fenomeni. In fondo questa è stata la dinamica che ha fatto partire il programma Open Data del Comune di Palermo: timore dei responsabili, incoraggiamento da parte della comunità Open Data, pubblicazione di tutto e di più, graduale aggiustamento della qualità dei dati e processi, co-sviluppo di linee guida.
Mi piacerebbe proprio che all'evento del 9 luglio prossimo il dibattito ruotasse intorno a queste problematiche.
ciao


2015-07-02 23:30 GMT+02:00 Andrea Borruso <[hidden email]>:
Caro Francesco,

2015-07-02 22:54 GMT+02:00 Francesco Passantino [via OpenDataSicilia] <[hidden email]>:
Le informazioni di questo tipo possono essere interpretate correttamente soltanto dagli addetti ai lavori. Valori strani o cluster geografici densi (ad esempio diffusione di particolari tipi di tumori, in zone notoriamente inquinate), che agli inesperti possono apparire allarmanti, in realtà hanno plausibili spiegazioni scientifiche oppure sono irrilevanti per la reale diffusione della singola patologia. Quindi si preferisce concedere queste informazioni a chi può leggerle correttamente, senza gettare nel panico la popolazione.

il rischio di cui parli esiste, ma secondo me non deve essere ragione sufficiente per non pubblicare.
Perché anche un bilancio di un comune e le carte del rischio idrogeologico (solo per fare due esempi), se letti non correttamente possono generare risultati molto inattesi.

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Re: Dati SIRIE...

Giuseppe La Mensa
...in effetti è un argomento centrale. Anch'io sarei per riservare uno spazio di approfondimento, tecnico.

G

Il giorno 3 luglio 2015 08:51, Jesse Marsh <[hidden email]> ha scritto:
Qui secondo me si tocca la questione del governance collettivo degli Open Data. Volendo generalizzare, per un'amministrazione pubblica qualsiasi dato può essere interpretato in modo "non corretto". Trovandosi di fronte al "niente" ossia pubblicando i dati sull'internet e aspettando soltanto degli allarmisti che vengano a pubblicare questo o quello su facebook, possono effettivamente passare più tempo a correggere gli errori di interpretazione che a fare il proprio lavoro in santa pace (e ricordiamoci che l'obiettivo generale è una sorta di efficienza del sistema nel suo complesso). Se invece dall'altra parte c'è una comunità impegnata, in grado di socializzare un eventuale dibattito e riportarlo su binari di correttezza, non soltanto si possono sentire confortati ma soltanto così possono scoprire quanto possa essere arricchita la loro stessa comprensione dei fenomeni. In fondo questa è stata la dinamica che ha fatto partire il programma Open Data del Comune di Palermo: timore dei responsabili, incoraggiamento da parte della comunità Open Data, pubblicazione di tutto e di più, graduale aggiustamento della qualità dei dati e processi, co-sviluppo di linee guida.
Mi piacerebbe proprio che all'evento del 9 luglio prossimo il dibattito ruotasse intorno a queste problematiche.
ciao


2015-07-02 23:30 GMT+02:00 Andrea Borruso <[hidden email]>:
Caro Francesco,

2015-07-02 22:54 GMT+02:00 Francesco Passantino [via OpenDataSicilia] <[hidden email]>:
Le informazioni di questo tipo possono essere interpretate correttamente soltanto dagli addetti ai lavori. Valori strani o cluster geografici densi (ad esempio diffusione di particolari tipi di tumori, in zone notoriamente inquinate), che agli inesperti possono apparire allarmanti, in realtà hanno plausibili spiegazioni scientifiche oppure sono irrilevanti per la reale diffusione della singola patologia. Quindi si preferisce concedere queste informazioni a chi può leggerle correttamente, senza gettare nel panico la popolazione.

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Re: Dati SIRIE...

Jesse Marsh
...tecnico ma anche politico (in senso ampio), spero di vedervi numerosi giovedì!

2015-07-03 9:55 GMT+02:00 Giuseppe La Mensa <[hidden email]>:
...in effetti è un argomento centrale. Anch'io sarei per riservare uno spazio di approfondimento, tecnico.

G

Il giorno 3 luglio 2015 08:51, Jesse Marsh <[hidden email]> ha scritto:
Qui secondo me si tocca la questione del governance collettivo degli Open Data. Volendo generalizzare, per un'amministrazione pubblica qualsiasi dato può essere interpretato in modo "non corretto". Trovandosi di fronte al "niente" ossia pubblicando i dati sull'internet e aspettando soltanto degli allarmisti che vengano a pubblicare questo o quello su facebook, possono effettivamente passare più tempo a correggere gli errori di interpretazione che a fare il proprio lavoro in santa pace (e ricordiamoci che l'obiettivo generale è una sorta di efficienza del sistema nel suo complesso). Se invece dall'altra parte c'è una comunità impegnata, in grado di socializzare un eventuale dibattito e riportarlo su binari di correttezza, non soltanto si possono sentire confortati ma soltanto così possono scoprire quanto possa essere arricchita la loro stessa comprensione dei fenomeni. In fondo questa è stata la dinamica che ha fatto partire il programma Open Data del Comune di Palermo: timore dei responsabili, incoraggiamento da parte della comunità Open Data, pubblicazione di tutto e di più, graduale aggiustamento della qualità dei dati e processi, co-sviluppo di linee guida.
Mi piacerebbe proprio che all'evento del 9 luglio prossimo il dibattito ruotasse intorno a queste problematiche.
ciao


2015-07-02 23:30 GMT+02:00 Andrea Borruso <[hidden email]>:
Caro Francesco,

2015-07-02 22:54 GMT+02:00 Francesco Passantino [via OpenDataSicilia] <[hidden email]>:
Le informazioni di questo tipo possono essere interpretate correttamente soltanto dagli addetti ai lavori. Valori strani o cluster geografici densi (ad esempio diffusione di particolari tipi di tumori, in zone notoriamente inquinate), che agli inesperti possono apparire allarmanti, in realtà hanno plausibili spiegazioni scientifiche oppure sono irrilevanti per la reale diffusione della singola patologia. Quindi si preferisce concedere queste informazioni a chi può leggerle correttamente, senza gettare nel panico la popolazione.

il rischio di cui parli esiste, ma secondo me non deve essere ragione sufficiente per non pubblicare.
Perché anche un bilancio di un comune e le carte del rischio idrogeologico (solo per fare due esempi), se letti non correttamente possono generare risultati molto inattesi.

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Re: Dati SIRIE...

Andrea Borruso
Administrator
In reply to this post by Jesse Marsh
Le persone interpreteranno i dati in maniera scorretta?

  1. Si produca una documentazione su come i dati dovrebbero essere interpretati.
  2. Si sia pronti a fornire aiuto e chiarimenti a queste persone; coloro che fraintendono il significato dei dati per errore saranno grati dell’aiuto.
  3. La pubblicazione può essere utile per contrastare una rappresentazione fuorviante (ad es. di dati acquisiti tramite la normativa sul diritto d’accesso di cui alla Legge 241/1990 e sul diritto di accesso civico di cui al D. Lgs. 33/2013), poiché si potranno indicare rapidamente i veri dati sul web per confutare l’errata interpretazione.
Sono punti non miei ma del "vecchio" e purtroppo sempre utilissimo Open Data Bingo: http://gbonanome.github.io/opendatabingo/

Il punto 1 e 2 sono sempre molto poco realizzati. Si pubblicano troppo spesso dati senza uno straccio di documentazione, e non si mette i piedi una macchina che consenta uno scambio informativo efficace tra produttore e consumatore del dato.



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Re: Dati SIRIE...

Giuseppe La Mensa
In reply to this post by Jesse Marsh
...tecnico-giuridico, intendevo (l'azione politica si concretizza in norme scritte...).

A presto

Il giorno 3 luglio 2015 10:07, Jesse Marsh <[hidden email]> ha scritto:
...tecnico ma anche politico (in senso ampio), spero di vedervi numerosi giovedì!

2015-07-03 9:55 GMT+02:00 Giuseppe La Mensa <[hidden email]>:
...in effetti è un argomento centrale. Anch'io sarei per riservare uno spazio di approfondimento, tecnico.

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Il giorno 3 luglio 2015 08:51, Jesse Marsh <[hidden email]> ha scritto:
Qui secondo me si tocca la questione del governance collettivo degli Open Data. Volendo generalizzare, per un'amministrazione pubblica qualsiasi dato può essere interpretato in modo "non corretto". Trovandosi di fronte al "niente" ossia pubblicando i dati sull'internet e aspettando soltanto degli allarmisti che vengano a pubblicare questo o quello su facebook, possono effettivamente passare più tempo a correggere gli errori di interpretazione che a fare il proprio lavoro in santa pace (e ricordiamoci che l'obiettivo generale è una sorta di efficienza del sistema nel suo complesso). Se invece dall'altra parte c'è una comunità impegnata, in grado di socializzare un eventuale dibattito e riportarlo su binari di correttezza, non soltanto si possono sentire confortati ma soltanto così possono scoprire quanto possa essere arricchita la loro stessa comprensione dei fenomeni. In fondo questa è stata la dinamica che ha fatto partire il programma Open Data del Comune di Palermo: timore dei responsabili, incoraggiamento da parte della comunità Open Data, pubblicazione di tutto e di più, graduale aggiustamento della qualità dei dati e processi, co-sviluppo di linee guida.
Mi piacerebbe proprio che all'evento del 9 luglio prossimo il dibattito ruotasse intorno a queste problematiche.
ciao


2015-07-02 23:30 GMT+02:00 Andrea Borruso <[hidden email]>:
Caro Francesco,

2015-07-02 22:54 GMT+02:00 Francesco Passantino [via OpenDataSicilia] <[hidden email]>:
Le informazioni di questo tipo possono essere interpretate correttamente soltanto dagli addetti ai lavori. Valori strani o cluster geografici densi (ad esempio diffusione di particolari tipi di tumori, in zone notoriamente inquinate), che agli inesperti possono apparire allarmanti, in realtà hanno plausibili spiegazioni scientifiche oppure sono irrilevanti per la reale diffusione della singola patologia. Quindi si preferisce concedere queste informazioni a chi può leggerle correttamente, senza gettare nel panico la popolazione.

il rischio di cui parli esiste, ma secondo me non deve essere ragione sufficiente per non pubblicare.
Perché anche un bilancio di un comune e le carte del rischio idrogeologico (solo per fare due esempi), se letti non correttamente possono generare risultati molto inattesi.

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Re: Dati SIRIE...

Nino Galante

Non vorrei sembrare sbrigativo o semplicistico: è lo stesso motivo per cui si dubita di Wikipedia o di tutti gli strumenti o risorse open. Però si trascura quel fenomeno evidente che va sotto il nome di "intelligenza collettiva" e che poi ti permette di scoprire che su Beniamino Joppolo trovi più informazioni su Wikipedia che non sulla Treccani o che il centro storico di Patti lo trovi ben tracciato su OpenStreetMap piuttosto che su GoogleMaps o Bing (dove trovi errori che si impiega settimane a risolvere se segnalati). È alla fin fine lo storico dillemma su chi deve gestire l'informazione e su come vada gestita, che diffida appunto  dell'intelligenza collettiva e che mantiene i dati e le informazioni in genere ben chiuse nei cassetti di caste. Serve un autentico salto culturale, è questa la vera sfida e quella che incontrerà le maggiori resistenze.

Il 03/lug/2015 11:18, "Giuseppe La Mensa" <[hidden email]> ha scritto:
...tecnico-giuridico, intendevo (l'azione politica si concretizza in norme scritte...).

A presto

Il giorno 3 luglio 2015 10:07, Jesse Marsh <[hidden email]> ha scritto:
...tecnico ma anche politico (in senso ampio), spero di vedervi numerosi giovedì!

2015-07-03 9:55 GMT+02:00 Giuseppe La Mensa <[hidden email]>:
...in effetti è un argomento centrale. Anch'io sarei per riservare uno spazio di approfondimento, tecnico.

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Il giorno 3 luglio 2015 08:51, Jesse Marsh <[hidden email]> ha scritto:
Qui secondo me si tocca la questione del governance collettivo degli Open Data. Volendo generalizzare, per un'amministrazione pubblica qualsiasi dato può essere interpretato in modo "non corretto". Trovandosi di fronte al "niente" ossia pubblicando i dati sull'internet e aspettando soltanto degli allarmisti che vengano a pubblicare questo o quello su facebook, possono effettivamente passare più tempo a correggere gli errori di interpretazione che a fare il proprio lavoro in santa pace (e ricordiamoci che l'obiettivo generale è una sorta di efficienza del sistema nel suo complesso). Se invece dall'altra parte c'è una comunità impegnata, in grado di socializzare un eventuale dibattito e riportarlo su binari di correttezza, non soltanto si possono sentire confortati ma soltanto così possono scoprire quanto possa essere arricchita la loro stessa comprensione dei fenomeni. In fondo questa è stata la dinamica che ha fatto partire il programma Open Data del Comune di Palermo: timore dei responsabili, incoraggiamento da parte della comunità Open Data, pubblicazione di tutto e di più, graduale aggiustamento della qualità dei dati e processi, co-sviluppo di linee guida.
Mi piacerebbe proprio che all'evento del 9 luglio prossimo il dibattito ruotasse intorno a queste problematiche.
ciao


2015-07-02 23:30 GMT+02:00 Andrea Borruso <[hidden email]>:
Caro Francesco,

2015-07-02 22:54 GMT+02:00 Francesco Passantino [via OpenDataSicilia] <[hidden email]>:
Le informazioni di questo tipo possono essere interpretate correttamente soltanto dagli addetti ai lavori. Valori strani o cluster geografici densi (ad esempio diffusione di particolari tipi di tumori, in zone notoriamente inquinate), che agli inesperti possono apparire allarmanti, in realtà hanno plausibili spiegazioni scientifiche oppure sono irrilevanti per la reale diffusione della singola patologia. Quindi si preferisce concedere queste informazioni a chi può leggerle correttamente, senza gettare nel panico la popolazione.

il rischio di cui parli esiste, ma secondo me non deve essere ragione sufficiente per non pubblicare.
Perché anche un bilancio di un comune e le carte del rischio idrogeologico (solo per fare due esempi), se letti non correttamente possono generare risultati molto inattesi.

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Re: Dati SIRIE...

Ciro Spataro

D'accordissimissimo con Andrea Borruso. Chi pubblica dataset spessissimo non si cura di accompagnarli con una descrizione di cosa sta pubblicando.

E d'accordo con Nino. Intelligenza collettiva must go on!

Il 03/lug/2015 12:53 "Nino Galante" <[hidden email]> ha scritto:

Non vorrei sembrare sbrigativo o semplicistico: è lo stesso motivo per cui si dubita di Wikipedia o di tutti gli strumenti o risorse open. Però si trascura quel fenomeno evidente che va sotto il nome di "intelligenza collettiva" e che poi ti permette di scoprire che su Beniamino Joppolo trovi più informazioni su Wikipedia che non sulla Treccani o che il centro storico di Patti lo trovi ben tracciato su OpenStreetMap piuttosto che su GoogleMaps o Bing (dove trovi errori che si impiega settimane a risolvere se segnalati). È alla fin fine lo storico dillemma su chi deve gestire l'informazione e su come vada gestita, che diffida appunto  dell'intelligenza collettiva e che mantiene i dati e le informazioni in genere ben chiuse nei cassetti di caste. Serve un autentico salto culturale, è questa la vera sfida e quella che incontrerà le maggiori resistenze.

Il 03/lug/2015 11:18, "Giuseppe La Mensa" <[hidden email]> ha scritto:
...tecnico-giuridico, intendevo (l'azione politica si concretizza in norme scritte...).

A presto

Il giorno 3 luglio 2015 10:07, Jesse Marsh <[hidden email]> ha scritto:
...tecnico ma anche politico (in senso ampio), spero di vedervi numerosi giovedì!

2015-07-03 9:55 GMT+02:00 Giuseppe La Mensa <[hidden email]>:
...in effetti è un argomento centrale. Anch'io sarei per riservare uno spazio di approfondimento, tecnico.

G

Il giorno 3 luglio 2015 08:51, Jesse Marsh <[hidden email]> ha scritto:
Qui secondo me si tocca la questione del governance collettivo degli Open Data. Volendo generalizzare, per un'amministrazione pubblica qualsiasi dato può essere interpretato in modo "non corretto". Trovandosi di fronte al "niente" ossia pubblicando i dati sull'internet e aspettando soltanto degli allarmisti che vengano a pubblicare questo o quello su facebook, possono effettivamente passare più tempo a correggere gli errori di interpretazione che a fare il proprio lavoro in santa pace (e ricordiamoci che l'obiettivo generale è una sorta di efficienza del sistema nel suo complesso). Se invece dall'altra parte c'è una comunità impegnata, in grado di socializzare un eventuale dibattito e riportarlo su binari di correttezza, non soltanto si possono sentire confortati ma soltanto così possono scoprire quanto possa essere arricchita la loro stessa comprensione dei fenomeni. In fondo questa è stata la dinamica che ha fatto partire il programma Open Data del Comune di Palermo: timore dei responsabili, incoraggiamento da parte della comunità Open Data, pubblicazione di tutto e di più, graduale aggiustamento della qualità dei dati e processi, co-sviluppo di linee guida.
Mi piacerebbe proprio che all'evento del 9 luglio prossimo il dibattito ruotasse intorno a queste problematiche.
ciao


2015-07-02 23:30 GMT+02:00 Andrea Borruso <[hidden email]>:
Caro Francesco,

2015-07-02 22:54 GMT+02:00 Francesco Passantino [via OpenDataSicilia] <[hidden email]>:
Le informazioni di questo tipo possono essere interpretate correttamente soltanto dagli addetti ai lavori. Valori strani o cluster geografici densi (ad esempio diffusione di particolari tipi di tumori, in zone notoriamente inquinate), che agli inesperti possono apparire allarmanti, in realtà hanno plausibili spiegazioni scientifiche oppure sono irrilevanti per la reale diffusione della singola patologia. Quindi si preferisce concedere queste informazioni a chi può leggerle correttamente, senza gettare nel panico la popolazione.

il rischio di cui parli esiste, ma secondo me non deve essere ragione sufficiente per non pubblicare.
Perché anche un bilancio di un comune e le carte del rischio idrogeologico (solo per fare due esempi), se letti non correttamente possono generare risultati molto inattesi.

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 in mezzo all’inferno, non è inferno, 
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Italo Calvino


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